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Trovo la prima immagine per caso: la ripresa notturna di una culla. La prepotente distorsione da obiettivo grandangolare enfatizza la presenza disturbante delle sbarre del lettino.

Scopro l’abitudine diffusa di monitorare i propri figli con dispositivi di videosorveglianza e condividere le immagini ottenute sui propri profili social.

Raccolgo queste immagini, avendo cura di proteggerne i volti riconoscibili: sempre la stessa immagine, lo stesso occhio, la stessa ansia.

Sguardo controllo ricordo ormai coincidono, in una solitudine senza intimità.